Il Castello dei del Gallo di Roccagiovine nel 1920 ca.

Importante punto di riferimento nel Grand Tour, il Castello di Mandela (o più correttamente, Castello dei del Gallo di Roccagiovine) è una fortezza di origini antico-romane e medievali.

I leoni di Mandela
L'area fu inizialmente abitata (nel 5° secolo a.C.) dagli Aequi, un'antica nazione proveniente dai monti dell'Appennino di Centro Italia, da cui i Romani appresero e mutuarono i riti di dichiarazione di guerra.

Quando i Romani presero il potere sulla zona (304 a.C.), fu Orazio, il poeta, a far conoscere questi luoghi scrivendo a margine delle sue passeggiate lungo il fiume Licenza. L'area su cui oggi sorge il Castello è circondata dall'agro soprattutto noto come la campagna e l'azienda agricola della villa estiva del poeta romano. Qui vicino il poeta narrò che si trovava un «Pagus Mandela», primo toponimo dei dintorni.

In seguito, l'area assunse un'importanza strategica a causa della sua posizione, dominando i passi del traffico militare e commerciale fra Roma e Subiaco, ove l'imperatore Nerone ebbe la sua celebre villa e dove, qualche altro secolo dopo, furono fondate diverse Abbazie (fra le quali quelle di San Benedetto e Santa Scolastica, del 7° secolo). Il Castello fu anche la residenza dell'Abate di Subiaco, per un certo periodo.

Nel Medio Evo, la potente famiglia Orsini, che possedeva la maggior parte dei castelli nella Valle dell'Aniene, costruì una fortezza e la munì di una torre dalla quale poteva controllare la sottostante via Tiburtina. La torre è ancora al suo posto, mentre nel tempo l'armeria è divenuta una sala da pranzo.

La famiglia portoghese-spagnola dei Nuñez Sanchez acquistò il Castello nel 17° secolo e lo convertì in una dimora signorile.

Il Castello fu poi ulteriormente adattato a imponente dimora romantica da una nipote di Napoleone Bonaparte (e cugina di Napoleone III), Julie Bonaparte, moglie di Alessandro del Gallo di Roccagiovine, Marchese di Mandela; con Essi il plesso divenne caratteristicamente un luogo di libertà intellettuale e di arti, essendovi ospitato un salone letterario internazionale.

Nel 18° secolo la bellezza dei luoghi fu immortalata come «paesaggio ideale» da Jakob Phillip Hackert (1737-1808), considerato uno dei massimi vedutisti del suo tempo, mentre Jean Baptiste Camille Corot poco tempo dopo rinverdì la memoria del poeta romano con l'opera «Les Jardins d'Horace» (I Giardini di Orazio), che lo raffigura nel suo contesto così naturalmente romantico.


La Famiglia Del Gallo ha da qualche tempo iniziato ad aprire al pubblico (su prenotazione) i Giardini così da condividere e preservare questo lascito culturale per le prossime generazioni.